I dati dell’Osservatorio Regionale dell’ente Veneto Lavoro sono indicativi di una tendenza che rappresenta un esempio unico a livello nazionale
Ad oggi il Veneto vanta una percentuale di lavoratori iscritti alla previdenza complementare superiore al 43% contro una media nazionale del 35%. Sono numeri che parlano chiaro: vediamo i motivi di questa capillare diffusione registrata nella regione del nord Italia.
Il Veneto verso un modello regionale orientato al welfare (?)
Veneto Welfare è riuscita a dare impulso allo sviluppo in Veneto della previdenza complementare collettiva e, in generale, ai sistemi di welfare integrato. Come ha fatto, e cos’è Veneto Welfare?
Veneto Welfare è l’unità operativa dell’ente regionale Veneto Lavoro istituita nel 2017 per informare e sensibilizzare i lavoratori, specie i più giovani, sulle forme pensionistiche e sanitarie complementari e promuovere la costruzione di un modello regionale così orientato.
Per realizzare un simile progetto, Veneto Welfare ha chiamato a raccolta esponenti del mondo accademico, associazioni, sindacati, fondi ed enti bilaterali. In questo modo ha di fatto creato un autentico osservatorio in materia di contrattazione collettiva di secondo livello e di welfare territoriale.
Welfare e PMI: prospettive e progetti
Quella registrata dal Veneto è una tendenza certamente incoraggiante, anche se – come sottolinea il direttore di Veneto Lavoro Tiziano Barone – c’è ancora molta strada da fare ed ampi margini di sviluppo da presidiare.
La sfida diventa raggiungere un numero più consistente di lavoratori, tra cui i tanti dipendenti delle micro, piccole e medie imprese dove la bilateralità può rappresentare un importante mezzo tramite il quale attivare strumenti di welfare aziendale in favore dei dipendenti.
Si può progettare di portare la bilateralità nell’alveo normativo del welfare aziendale, fornendogli la possibilità di rispondere dalla ‘prima linea’ a delle criticità, soprattutto quelle attualmente rilevanti, legate ad un sistema sanitario in difficoltà e aduna situazione di povertà che i dati indicano in preoccupante aumento.
Alla luce di quanto detto finora, diventa più che mai necessario che ci sia una visione omogenea e allineata a livello nazionale, e che preveda un adattamento del quadro normativo a questi obiettivi. Altrettanto fondamentale è che il coordinamento sul tema sia sì nazionale, ma che tenga al tempo stesso conto dell’importanza di una rete territoriale diffusa al fine di costruire una strategia integrata il più possibile efficace.