Andremo in pensione sempre più tardi e con un assegno sempre più povero rispetto al passato, questo è uno degli scenari futuri che si prospetta con il rischio di avere una pensione che potrebbe raggiungere solo il 50% dell’ultimo cedolino paga.
Per non avere problemi economici in futuro è importante, quindi, costruirsi una pensione di “scorta” investendo nella previdenza complementare: secondo un’indagine effettuata da Altroconsumo insieme al gruppo Euroconsumers è emerso che solo un terzo degli intervistati sta investendo ai fini pensionistici.
Diverse sono le ragioni che portano le persone a non preoccuparsi del futuro:
- i giovani pensano alla pensione come a qualcosa di molto lontano
- in molti sono convinti di non riuscire a sostenere un pagamento regolare
- alcuni intervistati non sanno quali strumenti utilizzare per investire in modo sicuro
Da questa indagine è emerso, inoltre, che chi investe in funzione della pensione lo fa in maniera sbagliata puntando su un conto deposito piuttosto che su un fondo pensione.
L’importante è comprendere che più anni si ha a disposizione meno soldi si devono risparmiare per raggiungere il proprio obiettivo e un altro fattore determinante è il tipo di investimento scelto per ottenere rendimenti interessanti.
Nel corso degli anni i rendimenti offerti dai fondi pensione sono più alti di quelli realizzati con altri strumenti finanziari come un fondo comune o un conto deposito.
Finora circa 9 milioni di italiani hanno deciso di investire nella pensione complementare, ancora pochi visto i vantaggi che può garantire.
Esistono tre tipologie di fondo per costruirsi negli anni una seconda pensione:
- i fondi pensione chiusi o negoziali che grazie agli accordi tra sindacati e aziende prevedono la previdenza integrativa collettiva per categorie di lavoratori
- i fondi aperti gestiti da banche o assicurazioni che possono essere anch’essi collettivi
- i Pip, piani individuali pensionistici che prevedono un investimento personale
Tutti possono sottoscrivere un fondo pensione: lavoratori privati, pubblici, professionisti, lavoratori autonomi e in alcuni casi anche soggetti fiscalmente a carico.
Come aderire?
Se l’azienda partecipa ad un fondo negoziale la prima opzione è quella di aderire al fondo collettivo al quale si può decidere di far confluire anche il Tfr; in caso di una nuova assunzione ci sono sei mesi di tempo per decidere se tenere il Tfr in azienda o versarlo tutto o in parte al fondo. Se non si esprime un parere automaticamente il Tfr sarà destinato alla previdenza integrativa.
Per investire nel fondo pensione è necessario sottoscrivere un modulo di adesione e consegnarlo al datore di lavoro il quale provvederà alla trasmissione al Fondo.
I vantaggi
Investire in un fondo pensione permette quindi di accantonare una cospicua somma di denaro soprattutto se si comincia da giovani con una rendita commisurata agli anni di versamenti e al tipo di gestione scelta. Al momento della pensione si può trasformare tutto il capitale accumulato in rendita o incassarne o la metà con una tassazione agevolata dal 9 al 15%.
Ogni anno è possibile dedurre quanto versato al fondo fino ad un massimo di 5.164€. Infine, trascorsi 8 anni dall’iscrizione alla previdenza complementare è possibile richiedere un anticipo di quanto versato in caso di necessità.