Riformare il sistema pensionistico, inclusa la parte complementare dei fondi pensione e le casse dei professionisti. É l’obiettivo del Cnel, che presenterà in autunno la propria proposta di disegno di legge a fronte di criticità storiche e strutturali mai superate.
Già nel futuro a medio-breve termine, la componente previdenziale pubblica non potrà, da sola, sostenere il tasso di sostituzione attuale (reddito da lavoro-reddito da pensione), che minaccia di ridursi del 13,8% al 2050 (da 81,5% a 67,6%).
Scenari attuali e futuri
Le tendenze macroeconomiche e sociali in corso, come l’invecchiamento della popolazione e il cambiamento del mercato del lavoro, con conseguenti discontinuità lavorative e minori contributi versati, inevitabilmente si ripercuotono sul sistema previdenziale.
All’interno di questo scenario, sembra ormai necessario un maggiore apporto della previdenza complementare se si intende mantenere il tasso di sostituzione intorno ai livelli attuali.
Ne ha parlato di recente anche il rapporto intitolato “Il ruolo dei fondi pensione negoziali nel rinnovato sistema Paese” elaborato da The European House Ambrosetti in collaborazione con il Fondo pensione Perseo Sirio.
Fondi pensione in numeri
Nonostante la difficile situazione del sistema Paese, gli italiani sono storicamente poco propensi verso la previdenza complementare. Basti pensare che la partecipazione a forme pensionistiche di questo tipo coinvolga il 36,2% dei lavoratori, contro l’84% della Germania e il 93% nei Paesi Bassi.
Nonostante tutto in Italia i fondi pensione negoziali negli ultimi 5 anni, hanno investito 3,5 miliardi di euro, e in prospettiva, sarebbero pronti a sostenere il nuovo Fondo sovrano del Made in Italy, in fase di studio da parte del Governo.
In cinque anni i fondi negoziali hanno inoltre immesso nel private equity, private debt e infrastrutture, per gran parte imprese italiane, circa 2 miliardi. Con il Fondo Italiano d’investimento sgr è stato raccolto oltre 1 miliardo, per un effetto leva stimato di sei volte. Si tratta di risorse dei fondi pensione che sono state investite in 180 aziende italiane.
Poi c’è stato il fondo di fondi nel private equity, che ha raccolto 600 milioni, mentre a settembre partirà il fondo di fondi in infrastrutture gestito da Cdp Real asset, con Cdp e i fondi che investiranno entrambi 300 milioni. Al citato Fondo sovrano del made in Italy, i fondi si dicono pronti a investire 300-400 milioni.
Conclusione
Numeri che restituiscono, seppur solo in parte, quanto la previdenza privata può dare, in termini di sostegno, all’economia italiana. Ovviamente, con l’auspicio di un ritorno economico.
In breve, gli strumenti pensati per accrescere la propria posizione previdenziale non mancano, ma serve uno sguardo ampio e in prospettiva da parte dei lavoratori più giovani.