L’importanza della previdenza complementare. E l’urgenza, urgenza di agire. Questi due sostantivi restituiscono, più di ogni altra parola, quanto emerge dallo Studio “Il ruolo dei fondi pensione negoziali nel rinnovato contesto macroeconomico e sociale del sistema-Paese”, realizzato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Fondo Perseo Sirio.
Una fotografia esatta del sistema-Paese, che, se esaminata, racconta rilevanza e strategicità della previdenza complementare all’interno del contesto italiano. Lo studio è stato elaborato con l’obiettivo di definire nuovi bisogni dei cittadini e definire linee d’azione per le parti costitutive e decisori politici.
I dati
In Italia, oltre 1 pensionato su 3 (il 35,9%) percepisce una pensione inferiore a €1.000 al mese. Un dato ancora più preoccupante se si pensa che il reddito per gli over-65 è costituito al 75% da previdenza pubblica.
Le simulazioni effettuate all’interno dello studio restituiscono inoltre un calo strutturale del tasso di sostituzione, che al 2050 potrà ridursi fino a 13,9 punti percentuali: dall’81,5% al 67,6%. Mentre la quota di popolazione in età lavorativa si ridurrà di 4,4 milioni già al 2035, con inevitabili ripercussioni sul finanziamento del welfare.
Come si traduce questa criticità?
Principalmente, con l’incapacità del primo pilastro, a lungo centrale nel nostro Paese, di sostenere esigenze e necessità prospettate da questo nuovo scenario socio-economico. La componente previdenziale pubblica non potrà da sola garantire il tasso di sostituzione attuale: un ruolo maggiore della previdenza complementare è in quest’ottica fondamentale.
Emerge così l’affermazione dei fondi pensione negoziali tra gli strumenti capaci di offrire integrazioni di tipo «welfaristico».
Nonostante ciò, la previdenza complementare in Italia rimane oggi infatti ancora poco diffusa: la partecipazione di II e III pilastro è pari al 36,2% dei lavoratori (contro l’84% in Germania e il 93% nei Paesi Bassi), con il tasso di adesione ai fondi pensione negoziali pari al 29,3%.
Strumenti per valorizzare i fondi pensioni negoziali in Italia: 3 ambiti di intervento
Allo scopo di realizzare una maggiore valorizzazione dei fondi pensione negoziali in Italia, sono stati quindi identificati 3 ambiti di proposte e relative linee di indirizzo.
Il primo ambito riguarda una revisione normativa al fine di ottenere per una copertura totale dei dipendenti della Pubblica Amministrazione. Per i dipendenti assunti prima del 1° gennaio 2019 non esiste al momento nessun meccanismo “incentivante”, come il silenzio-assenso. Inoltre, sempre in ambito P.A., vi sono circa 500.000 dipendenti (16% del totale) in regime non contrattualizzato “esclusi” dalla previdenza complementare collettiva.
Il secondo ambito riguarda il lancio di una campagna di comunicazione capillare sul territorio. L’Italia è penultima tra i Paesi OECD per educazione finanziaria.
Il non ricorso degli italiani alla previdenza complementare potrebbe essere “risolto” con una maggiore educazione finanziaria, volta a educare e combattere i “falsi miti” sulla previdenza complementare.
Infine, l’ultimo ambito riguarda la facilitazione di investimenti in economia reale dei fondi pensione negoziali. Appena il 2,8% del totale attivo dei Fondi Pensione negoziali è investito in economia reale e solo il 6,4% sono a impatto sociale. Inoltre, solo il 43% dei Fondi pensione applica fattori ESG al proprio patrimonio considerato nella sua interezza (sebbene al 2023 tale valore sia in crescita rispetto al 2019, quando era pari al 12%).