All’inizio del proprio percorso professionale si tende a non dare molta importanza alla pensione che sembra risultare troppo lontana nel tempo: in realtà con il passare del tempo si inizia a valutare l’adesione a un fondo pensione in modo da integrare quella già maturata attraverso i contributi versati.
La crescita degli iscritti a fondi pensione complementare è sempre più evidente, visti da molti come un’ancora di salvezza, all’interno di un contesto sociale e lavorativo sempre più incerto.
Nel corso del 2022 c’è stata una crescita di 410 mila unità (+4,2%) rispetto all’anno precedente: infatti secondo gli ultimi dati della Covip le posizioni in essere presso i fondi pensione italiani sono 10,1 milioni.
Nel totale sono incluse anche tutte quelle persone che aderiscono contemporaneamente a più forme pensionistiche complementari.
L’autorità di vigilanza sui fondi pensione sottolinea l’importanza conferita dalle adesioni contrattuali che rappresentano una modalità d’iscrizione derivata da un contratto in cui si applica il versamento di un contributo al fondo pensione: il versamento iscrive automaticamente il lavoratore al fondo.
Una crescita di iscrizioni sempre più evidente; nelle forme pensionistiche di mercato si rilevano:
- 71 mila posizioni in più nei fondi pensioni aperti (+4.1%)
- 38 mila posizioni in più nei pip nuovi (+1.1%)
Nei fondi negoziali l’attivo è di 60 miliardi, per i fondi aperti è di 26,7 miliardi e per i pip nuovi è di 43,8 miliardi.
Per quanto riguarda i rendimenti su orizzonti più propri del risparmio previdenziale, da inizio 2012 a fine 2021, il rendimento medio annuo è stato del:
- 4,1% per i negoziali
- 4,6% per gli aperti
- 5% per i pip di ramo III
- 2,2% per le gestioni di ramo I
Inoltre se ai rendimenti di questi 10 anni aggiungiamo i nove mesi del 2022 la striscia continua ad essere positiva:
- 2,7% per i negoziali
- 3% per gli aperti
- 3,3% per i pip di ramo III
- 2,1% per le gestioni di ramo I