La previdenza complementare richiede una conoscenza approfondita delle preferenze dei lavoratori
Dai dati dell’ultima Relazione COVIP emerge un panorama chiaro della situazione attuale in Italia: l’inefficienza del nostro mercato del lavoro e la necessità di un potenziamento nelle campagne informative.
Le risorse complessivamente destinate alle prestazioni delle forme pensionistiche complementari sono diminuite del 3,6% a 205,6 miliardi di euro, pari al 10,8% del PIL. Questo dato indica un uso ancora sottostimato di tali strumenti, nonostante l’importanza di garantire la sostenibilità del sistema pensionistico, specialmente in un Paese con l’età media più alta nell’UE (48 anni rispetto alla media UE di 44,4 anni) e il rapporto più elevato tra anziani e persone in età lavorativa (37,5% secondo i dati Eurostat).
Le caratteristiche sociodemografiche degli aderenti
Dall’analisi del profilo degli iscritti ai fondi pensione, emerge che il 18,8% ha meno di 35 anni, il 48,9% si colloca nella fascia di età centrale (35-54 anni) e il 32,3% ha almeno 55 anni, con un’età media di 47 anni. Il tasso di partecipazione degli uomini, invece, è superiore a quello delle donne del 7%, con il 39,2% degli uomini e il 32,2% delle donne che aderiscono ai fondi pensione.
In termini di condizione professionale, i lavoratori dipendenti iscritti al sistema di previdenza complementare sono 6,683 milioni, principalmente concentrati nelle forme collettive negoziali e preesistenti (3,933 milioni). I piani individuali pensionistici di tipo assicurativo (PIP) contano 2,243 milioni, mentre gli aderenti ai fondi aperti sono quasi la metà (1,007 milioni). Vi è inoltre un numero significativo di “altri iscritti”, che ammonta a circa 1,388 milioni e comprende persone diverse dai lavoratori, come soggetti fiscalmente a carico, coloro che hanno perso i requisiti di partecipazione alla forma pensionistica a causa di perdita o cambio di lavoro o pensionamento obbligatorio.
Infine, a livello geografico, la maggioranza degli iscritti si trova nelle regioni settentrionali (57,1%), mentre le regioni centrali ospitano il 19,7% degli iscritti e le regioni meridionali e insulari il 23%.
Un percorso d’investimenti da migliorare
Le analisi evidenziano che tutte le fasce di età mostrano una preferenza per profili di rischio/rendimento bassi. I profili più scelti sono quelli con una quota azionaria bassa o nulla (39,7% per il profilo bilanciato). I profili garantiti sono scelti dal 38% degli iscritti, quelli obbligazionari costituiscono il 13,1%, mentre i profili azionari si fermano al 9,2%. Tuttavia, i dati provano un cambiamento di tendenza, le nuove iscrizioni effettuate nel corso del 2022 mostrano una maggiore propensione verso profili di investimento più rischiosi: il 46% dei giovani (fino a 29 anni) preferisce i profili azionari e bilanciati. Per i soggetti molto giovani, di età inferiore a 25 anni, sebbene siano in numero ridotto e in gran parte formato da soggetti fiscalmente a carico, la quota azionaria raggiunge una media superiore al 40%.
Questi risultati mettono in evidenza la possibilità di una logica life-cycle nella costruzione dei portafogli previdenziali della maggior parte degli aderenti. Tale logica prevede un maggior peso degli investimenti azionari, più rischiosi, nei primi anni della carriera lavorativa, che poi tendono gradualmente a diminuire o scomparire vicino all’età di pensionamento, quando la priorità principale di solito diventa la conservazione del patrimonio.
Una possibile soluzione
Dall’analisi condotta sui dati COVIP emerge la necessità di studiare soluzioni atte ad incentivare quanti più lavoratori possibili ad iscrivere a un fondo per la pensione complementare. Una possibile soluzione potrebbe essere quella di adottare misure ad hoc, come il potenziamento degli sconti fiscali per i versamenti contributivi (ad oggi deducibili fino a 5.164,57 euro annui). Infine, una problematica che risulta chiara, è la necessità di investire nell’informazione, attraverso campagne specifiche che mirino a favorire la conoscenza del grande pubblico, che spesso non è sufficientemente istruito sul sistema previdenziale.